26/06/2024

Il valore di Base Digitale Group: una visione comune e forti sinergie. Ne parla Piero Firpo dopo l’entrata di ATS in BDG.  

1. Quali sono i motivi che hanno spinto ATS ad entrare nel gruppo?

Condividiamo una visione comune. Focalizzata sull’innovazione vista come driver per la creazione di nuove opportunità di sviluppo sostenibile, oltre che l’aver individuato un’opportunità di crescita per l’azienda e per tutte le persone appartenenti al gruppo. Lo scambio di conoscenze e competenze tra i team può favorire lo sviluppo di nuove skill e l’arricchimento del bagaglio professionale.
La nostra business technology company considera lo sviluppo e il miglioramento continuo delle proprie componenti e competenze umane e tecnologiche come una priorità fondamentale per rispondere alle sfide della contemporaneità e accompagnare i clienti ad un più elevato livello di competitività.  Riteniamo di avere trovato in Base Digitale e nel gruppo SeSa l’ulteriore spinta per raggiungere questi obiettivi con una condivisione di valori e competenze che rappresentano un solido punto di partenza per traguardare ulteriori obiettivi futuri.

2. Riesce già a vedere le prime sinergie con le altre professionalità e competenze interne al gruppo?

Le sinergie individuate sono fra i motivi della nostra partecipazione al Gruppo. L’entrata di ATS in Base Digitale crea interessanti sviluppi che potranno generare nuovo valore per i clienti.
Nell’area Capital Market le nostre soluzioni e piattaforme a supporto del trading e dell’investment decision making potranno arricchire la value proposition dell’area finanza di BDG per creare un avanzato ecosistema front- to-back integrato, modulare e iper-automatizzato, in grado di coprire le esigenze funzionali dell’intera industry: sell-side, buy side, proprietary trading e wealth management.
La combinazione, poi, di know-how tecnologico e le competenze di business verticali danno nuova linfa a Base Digitale Group per favorire la trasformazione digitale di Banche, Intermediari finanziari e Aziende. Un esempio concreto è la nostra capacità di sviluppare soluzioni di Intelligenza Artificiale applicate al business del Capital Market, ma non solo.

3. Cosa significa per lei la trasformazione digitale che stiamo vivendo?

La trasformazione digitale delle organizzazioni è prima che di natura tecnologica di natura culturale, investe in primo luogo il mindset del top management il quale deve avere la piena consapevolezza che le attuali tecnologie digitali hanno un potenziale esponenziale. Invocano, cioè, un ridisegno convinto di nuovi modelli organizzativi e operativi non gerarchici, collaborativi, fluidi e interconnessi nei processi per superare le inevitabili latenze operative e, ancor più preoccupanti, latenze decisionali.

Siamo partiti 30 anni fa rispondendo a semplici esigenze di automazione. Era un mondo totalmente differente, con tecnologie e infrastrutture informatiche molto diverse (c’erano i fax ora c’è il 5G).
La tecnologia digitale negli ultimi dieci anni ha fatto passi da gigante e siamo nell’epoca dell’Iper-automazione che rappresenta un processo di digitalizzazione assoluta, un processo che mira a innovare l’infrastruttura tecnologica della nostra società.
Assistiamo a un cambiamento epocale che coinvolge per prima la società e il modo in cui viviamo, ma soprattutto l’organizzazione aziendale, il modo di lavorare e, ancora più in profondità, i processi produttivi. Se per automazione, a livello più elementare, si intende una tecnologia che esegue automaticamente un compito senza intervento umano, per iper-automazione si intende un ecosistema basato sull’automazione. È un’evoluzione complessa che richiede competenze in varie tecnologie e conoscenza dei processi aziendali.

L’informatica che abbiamo visto nei decenni scorsi, quando ben implementata, ha dato più efficienza e velocità operativa, il digitale in quanto approccio culturale ci stimola a generare innovazione, cioè capacità di creare e trasferire valore ai clienti finali, quindi incrementare il vantaggio competitivo dell’azienda che innova.